PROPOSTA MUSICALE

Valore di una ricerca storica

“Nel 1975, all’inizio della ricerca sui canti popolari dell’Appennino parmense, ero convinto che il canto popolare stesse scomparendo ed avevo quasi l’affanno di raccoglierne, di registrarne e di impararne il maggior numero, poi ho capito che se fossi vissuto anche cent’anni non sarei mai arrivato alla fine della mia ricerca, poichè la tradizione popolare continuamente si aggiorna, abbandona forme storicamente superate, accogliendone nuove e riassumendo di volta in volta in se stessa tutto ciò che ritiene valido della passata generazione”

Questa ricerca è costituita dai canti registrati tra il torrente Enza ed il torrente Parma e successivamente catalogati con l'ausilio di schede da cui risulta il nome e l'età dell'informatore, il luogo di ritrovo e una corrispondente registrazione, sia riguardo al modo esecutivo, sia come documento storico.
Comprende canti completi di testo e melodia, ma contiene anche quel materiale più frammentario che è stato la base del mio lavoro per l'integrazione e la ricostruzione dei brani elaborati per una nuova versione corale."

Non va inoltre dimenticato che tutte le canzoni, come oggi le conosciamo, hanno subito un primo processo di elaborazione, non già manuale ma di memoria. Essa ha agito da filtro conservando, come sempre avviene nella cultura popolare, solo l’essenziale. Popolare può essere quindi il modo con cui il canto viene usato e non tanto il canto stesso.

Spero che questo modesto contributo serva per dare a questi canti la massima diffusione e farne, come infatti è, un momento di incontro in cui non solo si restituisce a quella che allora era una civiltà subalterna ciò che da essa è stato preso in prestito, ma si mantiene vivo il linguaggio che non può essere dimenticato, limitato e finalizzato ad una pubblicazione o ad un centro di raccolta.

È una cultura che vive tutt’oggi.

La nuova proposta dei canti nella versione per coro

“Il percorso musicale, iniziato con un primo periodo di ricerca attraverso informatori, proseguito con i gruppi spontanei, non poteva trovare che uno sviluppo naturale passando attraverso l'armonizzazione, l'elaborazione per approdare al canto d'ispirazione popolare."

"Popolare perchè in questi cinque passaggi sono stati valorizzati volutamente quei caratteri d'immediatezza, di semplicità e di ingenuità che contraddistinguono questo genere. Se non fosse per queste caratteristiche, risulterebbe molto difficile stabilirne i contorni senza confluire nel mondo della cultura classica, che comunque tanto ha preso e tanto ha dato nella musica popolare, mescolandosi. L'incontro di due culture diverse nel genere (popolare e classica) non crea ambiguità ma ne arricchisce il contenuto."

"Riferendomi sempre all'elaborazione e al canto d'ispirazione popolare, si potrebbe concludere che questi miei canti non sarebbero mai esistiti senza la cultura classica così come non sarebbero esistiti se non ci fossero stati momenti di espressività illuminante offerti dalla cultura popolare"

Dal libro "Canti inediti dell'Appennino parmense" di Giacomo Monica


Cantilena

Quanti fior

Filastrocca

Rosina s'innamora

ARTURO BENEDETTI MICHELANGELI

Arturo Benedetti Michelangeli oltre la tastiera...
le armonizzazioni di canti popolari

La celebrità in campo pianistico del M° Arturo Benedetti Michelangeli dice già tutto di per sè, ma sarebbe un peccato non conoscere a fondo anche il suo pensiero come armonizzatore.

Il musicista ha trattato in modo alquanto singolare il canto popolare, uscendo dagli schemi tradizionali dell’armonizzazione accademica grazie ad una fantasia, ad un intuito ed un gusto unico nel suo genere, ha unito alla purezza della melodia armonie, cromatismi, glissati, accordi bitonali sovrapposti e nuove tinte impressionistiche come prima di lui nessuno aveva fatto, senza per questo alterare l’essenza ed il carattere del brano.

Per quanto riguarda l’interpretazione di questi brani il mio sforzo è stato sempre teso alla ricerca di una fedele lettura della partitura, corredata peraltro da puntuali segni di dinamica, di respiri, di cesure, di accenti o appoggi riguardanti la distribuzione e il peso sonoro per intuire l’articolazione del fraseggio molto chiara e inequivocabile.

Proviamo per un solo attimo a spogliare e cantare mentalmente le melodie liberandole da tutto quello che è l’apporto del Maestro ... si capirà presto, che per quanto interessante sia una linea melodica, attraverso il suo lavoro acquista ulteriore identità, interesse e meglio si fissa nella memoria pronta ad essere interiorizzata, rilevando ulteriori segreti di quella magia di cui il canto popolare è stemperato.

I riferimenti filologici interpretativi restano di fatto legati al Coro SAT di Trento che ne resta tuttora, dopo tanti anni, l’esempio più autorevole e illuminante per bravura indiscutibile e per essere stato l’unico coro che ha avuto il privilegio di poter seguire suggerimenti interpretativi direttamente dall’autore: Michelangeli, che al Coro SAT ha dedicato 19 armonizzazioni, come è noto ha più volte assistito alle prove del coro intervenendo ( e concertando?) per indurli a ottenere i massimi risultati sul piano espressivo.

Nella versione per coro misto, attraverso l’esecuzione e l’interpretazione del Coro Montecastello, questi brani acquistano tinte e sfumature nuove, nuove per la naturale disposizione delle voci e della loro tessitura e per un fraseggio che viene proposto in un modo maggiormente elastico e discorsivo rispetto all’esecuzione “classica” di un coro maschile, limitato, invece, ad un ambito medio-grave.

L’esigenza di questa nuova proposta per coro misto (non prevista dall’autore) mi sembra lecita proprio per l’importante bellezza musicale-poetica di queste pagine che caratterizzano e impreziosiscono il canto popolare, attualizzandone il linguaggio e perpetuando la tradizione fatta di continui rinnovamenti.

Nell’arte in genere, ma a maggior ragione in quest’area legata al tramando orale, il processo creativo non comporta mai un progetto definitivo, e la “mano” di Michelangeli nascosta dentro queste melodie agresti ci ha svelato e confidato ulteriori segreti.

RENATO DIONISI

È un compositore che ha trattato tutti i generi: sinfonico, cameristico, solistico, organistico, sacro, profano. Musicista attentissimo anche alla didattica, ha scritto opere anche in questo campo e alcuni dei suoi manuali di armonia vengono utilizzati in molti Conservatori ed Accademie.

Perché è importante nel campo della musica popolare? Perché armonizzando per il Coro SAT di Trento quarantaquattro melodie (le prime risalgono agli anni ’60) non solo ha alimentato in modo determinante il repertorio del coro, ma diventa anche nello stesso tempo un modello indiscutibile e insostituibile per le successive generazioni di armonizzatori.

BEPI DE MARZI

Bepi De Marzi è il musicista per eccellenza che scrive canti per coro d’ispirazione popolare, segnando così un ulteriore passaggio evolutivo del canto, dalla radice all’attuale reinvenzione.

Cosa significa “Canto d’ispirazione popolare”?
Significa semplicemente che il musicista è autore del testo e della melodia e di tutto il contenuto armonico, facendo tuttavia riferimento ai caratteri intrinseci del canto popolare.
Non c’è coro amatoriale che non conosca e non esegua suoi canti, essendo De Marzi sorgente continua di arricchimento nel repertorio di ogni coro e preziosa scelta di autenticità e attuali contenuti (sempre legati alla valorizzazione dell’uomo e della natura).
È sufficiente pensare a “Signore delle cime” per riscontrare come l’autore e il canto siano divenuti popolari in tutto il mondo.

Bepi De Marzi è un musicista di formazione classica. È stato docente al Conservatorio di Padova, ha suonato per 25 anni il clavicembalo e l’organo nei “Solisti Veneti”, ha fondato il coro “I Crodaioli” per il quale ha scritto un centinaio di canti.

La sua linea estetica si muove su espressioni di grande cantabilità, riflessione e si snoda su andamenti distesi per cantare i disagi della gente di montagna che subisce l’inevitabile trasformarsi dell’ambiente e delle tradizioni.
È un musicista che non segue certo i canoni compositivi avanguardistici della sperimentazione o della ricerca del suono spaziale, al contrario è volutamente tradizionale per essere in sintonia con un linguaggio la cui proposta è rivolta a tutti i cori amatoriali che possono cantare brani semplici ma significativi, quasi sempre in stile omoritmico facendo spesso riferimento al corale, che resta a tutt’oggi la base di partenza per tutti gli studi di composizione e per questo genere.



La Sisilla

Intorno a la cuna

La grandezza suprema della genialità bachiana si manifesta nelle più varie direzioni.
Trattare l’armonia e il contrappunto toccando le vette più alte dell’immaginazione, del virtuosismo compositivo, entrando nella teologia, nella matematica, in una continua sintesi intrisa di spiritualità, non è tutto.
Bach ha lasciato a tutti noi anche un chiaro esempio di come ci si possa accostare alla musica pur non essendo obbligatoriamente “titolati”. Nel corale tutta l’assemblea si unisce col canto al suono per essere un momento di preghiera e di elevazione.

A questa sollecitazione il Coro Montecastello ha risposto cercando, attraverso uno studio costante e severo, assieme all’orchestra, un nuovo percorso musicale che si distacca dal repertorio che abitualmente lo caratterizza, ma che idealmente non è poi così distante.


Ave Verum Corpus - W.A. Mozart

Corale BWV 147 - J.S. Bach

Suonare le sculture sonore di Pinuccio Sciola significa:
mettersi in stretto contatto con il silenzio, ascoltando il suono delle pietre nella sua fisicità (altezza, intensità, timbro) e immedesimarsi in tutto ciò che è "voce universale"
contemplare le vibrazioni sonore nella loro altezza, lunghezza, trasmissione e rarefazione d'onda
ascoltare l'intensità per coglierne la dinamica con l'ampia gamma dei riverberi (armonici) dati dal litofono
meditare sull'unicità timbrica che caratterizza il colore del suono così inconfondibile e ancestrale
e costituisce semplicemente per un musicista la base di partenza per indagare e intuire i percorsi dei profili sonori che la pietra in sè racchiude e offre a chi desidera mettersi in sintonia con lei.

Non c'è bisogno di comporre!... al contrario, lo sforzo è quello di lasciare che sia la pietra, ascoltandola, a suggerire le possibilità espressive, sia nei percorsi melodici che percussivi , nel senso maggiormente arcaico e cosmico del termine, ossia il suono che esce dal cuore della materia, che è voce nella natura, in esatta corrispondenza con la voce nell'uomo, una sorta di simbiosi primordiale che può essere risvegliata e animata. Dopo che l'opera d'arte, per mano dello scultore, è stata creata nel calcare o nel basalto, rimane al musicista il delicato compito d'interpretare ciò che affiora, facendo sì che le sculture tra loro possano dialogare o unirsi alla voce umana. Proporre la bellezza di questa nuova risorsa espressiva rappresenta per me motivo d'interesse profondo da comunicare. Non semplice e superficiale ragione di curiosità, per destare sorpresa o peggio ancora effetto plateale, ma per addentrarsi nella pulsazione di una nuova dimensione che è ulteriore valore ed essenza di un linguaggio non solo formale ed estetico ma soprattutto vivo, tagliente, etereo e vibrante.



Ave Maris Stella

Profili sonori

Tota Pulchra

L’impegno e il desiderio a valorizzare la nostra tradizione canora mi hanno naturalmente portato a pensare ad una versione maggiormente in linea con i tempi. Con slancio ritengo quindi doveroso tramandare e finalizzare alle nuove generazioni questo patrimonio che appartiene a tutti noi.

E’ stato quindi naturale scriverne una nuova versione per voci bianche (o cori giovanili) e pianoforte. Spero risulti utile sia ai cori di voci bianche e giovanili, sia alla scuola primaria di primo e secondo grado. Ho cercato, nel lavoro di composizione, di essere coerente e rispettoso del carattere semplice che i canti esprimono e di sostenere quindi le melodie attraverso la parte pianistica, ora con sostegni accordali, o con piccoli giochi di contrappunto in dialogo con la voce, o in canone come se le voci si rincorressero, oppure con piccole parti a imitazione, o con andamenti ad arpeggi, o con suoni e accordi che riflettano gli aspetti onomatopeici del testo. Senza nessuna pretesa aulica e tantomeno innovativa, ho cercato semplicemente di dare forza a quel carattere che ogni canzone esprime. Nella spontaneità delle melodie e dei dialetti si ritrovano e si sprigionano piccole scintille espressive da non disperdere. Credo sia di tutti noi la responsabilità del tramando e del comunicare “la bellezza”, nascosta dietro il velo della semplicità dei canti.

PERCHÉ HO TRASCRITTO QUESTI CANTI? Credo semplicemente che con la musica ci si possa divertire molto, e nel mondo sconfinato che racchiude i vari generi corali, si possano “pescare” e imparare molte melodie legate alla nostra tradizione fatta di suoni e di dialetti, frutto di una cultura contadina povera ma molto ricca di contenuti espressivi. In queste melodie, d’ispirazione popolare, si riscontrano caratteri di semplicità, immediatezza, spontaneità, ingenuità che contraddistinguono il genere. Così come mi sono divertito tanto a scriverle, così desidererei che tanti bambini si divertissero a cantarle insieme in coro. Tutto qui.

PERCHÉ ANCHE NELLA SCUOLA? Queste melodie, pensate per cori a voci bianche, possono anche essere utilizzate nella scuola primaria e secondaria di primo grado perché ben si adattano all’estensione limitata dei bambini, prima della fisiologica mutazione della voce.
Inoltre l’utilizzo “ad libitum” dello strumentario Orff ne potrebbe “colorare” e variare maggiormente il risultato timbrico complessivo. L'utilizzo della eventuale base musicale (registrata su CD) ne facilita il lavoro di insegnamento, offrendo alla didattica il sostegno per dare completezza ai brani in mancanza di pianista.

G. Monica